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16/05/2012

A me i tre oci – parte I

Un terzo occhio farebbe comodo a tutti, non c’è dubbio. Non solo in termini di filosofia orientale, ma a livello fisiologico: tre occhi = maggiore controllo della situazione, maggiore prontezza di riflessi, maggiore capacità di trovare cibo. Ci saranno sicuramente valide motivazioni evolutistiche ed evoluzionistiche a me ignote sul perché godano di tale privilegio solo i Triops, crostacei comparsi milioni di anni fa e che sono oggi dei fossili viventi (…come dire degli zombie, in pratica). Sta di fatto che ciò non mi solleva dalla seccante sensazione di inadeguatezza nei confronti di ciò che ci aspetta il prossimo week end.

Venerdì, infatti, partiamo per Venezia, dove si svolgerà il workshop di Settimio Benedusi dal titolo “nudo in laguna”, titolo che non rende troppo nebuloso ciò che troveremo davanti alla macchina fotografica e che dovrà essere per noi fonte di ispirazione nelle due giornate di sabato e domenica – con somma gioia di Manu che sta già lucidando gli obiettivi… ;). Il comunicato dell’Associazione che organizza il workshop recita che sarà “un percorso progettuale sul tema dell’estetica”. 

Il nudo: argomento delicato, affrontato dai più disparati fotografi arrivando ai più disparati risultati. Come per tutte le cose, ormai, si è soliti dire che sul nudo fotografico si è già detto tutto, finché non arriva il Joyce della situazione a tirare fuori neologismi da un linguaggio vecchio 200 anni. Sia mai, non è certo da velleità di questo tipo che nasce il prurito intellettivo cui accennavo prima, ma piuttosto dal desiderio di trarre il massimo da questa esperienza.

Abbiamo cominciato a seguire Benedusi circa 6 mesi fa, scartabellando il suo blog e leggendo le sue foto, senza mancare di sorseggiare il tè delle cinque con lui in live streaming su tweetcam. Non è stato subito digeribile (a differenza del tè) e inizialmente sembrava uno dei soliti fighetti milanesi inconsistenti, borioso e un po’ superbo. E’ stato Simenon il primo bagliore di una diagnosi affrettata: in uno dei live streaming consigliava la lettura del buon George, insieme a molti film che ho amato. Beh, Simenon non è Fossi figoproprio il genere di scrittore in bocca a chi vuole solo essere “il principe dell’adduttore” intellettuale (parafrasando Elio). Da lì altri autori, altri libri, altre parole e soprattutto altre fotografie mi hanno portato a rivalutare Benedusi e la sua concezione di fotografia.

Finalmente un fotografo professionista che parla di fotografia come racconto e non di tecnica. Perché, se i tecnicismi sono utili per ottenere lo scatto desiderato, diventa necessario svelare oltre per raggiungere altro.  A chi non è mai capitato di riconoscere tra le proprio fotografie degli scatti imperfetti ma fortemente rivelatori, dei piccoli eventi di sé o del mondo. E’ l’idea che sta dietro alla Fotografia a renderla tale, perché senza quella non c’è relazione, né tra te e l’oggetto, né tra l’oggetto e il soggetto che osserva. Bisogna essere ricettivi, intuitivi e svelti a percepire il dentro e il fuori di noi, aperti e reattivi alla materia e allo spirito, pronti a “distruggere, disimparare e ricostruire”. Non è facile, lo so. Credo sia la parte più difficile e affascinante della fotografia, e dell’arte in genere.

Francesca WoodmanLa mia esperienza con il nudo fotografico è pari zero, ed è sicuramente uno dei motivi alla base dell’inquietudine da prestazione. Penso a Weston, alle “3” Francesca Woodman, ad Haskins, e a tanti altri grandi che hanno raccontato la bellezza liberando e, insieme, restituendo i corpi alla materia. Penso alla forza dei loro sguardi e alle diverse narrazioni estetiche che ne scaturiscono. Il punto principale risiede nella sensazione, che è poi il significato stesso della parola aestethica: la conoscenza del bello attraverso il senso. Ma cos’è la bellezza?

Gli occhi di ogni fotografo hanno la propria verità. Per questo a me ne servirebbero tre! Sono convinta, poi, che non sia un caso che il workshop di svolga proprio nelle stanze della Casa dei Tre Oci, sull’isola della Giudecca…

Per adesso dovrò accontentarmi di due soli otturatori naturali e di un chiasmo ottico affaticato. E se durante il workshop raggiungerò l’Illuminazione….fotografi di tutto il mondo tremate!

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